Non è blasfemo parlare di meditazione e di Star Wars, anzi, non è certo una novità che George Lucas abbia attinto molto dalle filosofie orientali per creare i suoi film.
C’è chi dice che Lucas ai tempi si sia avvicinato alla meditazione Trascendentale; chi dice che in realtà per la “Forza” si sia ispirato al Qi Gong, al Tao, e ovviamente alla meditazione degli Yogi.
Quello che è certo è che Star Wars è figlio degli anni ’70, e forse non è un caso, visto che lo Yoga ha cominciato a diffondersi in occidente soprattutto intorno agli anni ’60, con i figli dei fiori e gli appassionati di New Age.
FORZA E MEDITAZIONE
Ma che cos’è esattamente la Forza di Star Wars? Nei film si parla della Forza come qualcosa che non si può spiegare a parole. La Forza si deve sentire, provare; è disciplina, esercizio, concentrazione. È qualcosa che tutto unisce. E anche nel mondo dello Yoga l’Assoluto, Brahmā, è qualcosa che non può essere veramente descritto.
In Star Wars esiste una cosa che si chiama addirittura “meditazione da battaglia”, considerato un potere della Forza capace di influenzare il comportamento dei combattenti. Può aumentare il coraggio, o diminuire quello dei nemici. Il controllo della Forza può guidare intere flotte.
«Ricordati che la Forza è onnipresente e ti avvolge nella misura in cui tu la emani. Un cavaliere di Jedi la sente come un fatto fisico».
«Allora è un campo energetico?» volle sapere Luke.
«Sì, ma anche qualcosa di più». Kenobi aveva adesso un’aria quasi mistica. «È uno strumento che insieme comanda e ubbidisce, un niente che compie miracoli».
«Nessuno, nemmeno gli scienziati Jedi, sono mai riusciti a definire la Forza. Probabilmente non si potrà mai spiegarla. Ci si sono provati in tanti sia con la magia sia con le teorie scientifiche. Ma che cos’è la magia se non teoria applicata? Be’, riprendiamo gli esercizi».
(da Guerre Stellari di Alan Dean Foster/George Lucas – Oscar Mondadori, 1977)
Poco tempo fa abbiamo visto il bellissimo documentario “Walk with me”, che parla di Mindfulness, narrato dalla voce di Benedict Cumberbatch; un’immersione nella comunità monastica del maestro Zen Thich Nhat Hanh. Uno dei ragazzi occidentali che si è fatto monaco, a un certo punto va in un carcere americano per cercare di spiegare cosa sia la meditazione, e lui stesso dice: “Conoscete Yoda di Star Wars? È un po’ così.”
Nel secondo episodio della saga, “L’impero colpisce ancora”, quando Yoda incontra Luke per cominciare a formarlo, gli dice:
“No, provare no! Fare o non fare. Non c’è provare!”
In fondo Yoda non è altro che un guru, e così Kenobi. Loro sono i maestri ai quali affidarsi per conoscere il potere della Forza.
E la cosa è ancora più chiara proprio nell’ultimo episodio di Star Wars, “Gli ultimi Jedi”, Luke si presenta davanti a Kylo Ren per combattere, per affrontarlo. Gli sparano addosso di tutto per ucciderlo, ma Luke ne esce indenne, non ha neanche un graffio. Si affrontano con le spade laser, ma Luke, alla fine, si capisce che non è lì, che quello che tutti vedono non è il suo corpo fisico: non si è mai mosso dall’isola su cui si è ritirato. Con la meditazione è riuscito a far sembrare che fosse presente in carne e ossa. Ovviamente dopo questa potentissima impresa, Luke “muore”, ma come ben sappiamo, gli Jedi non muoiono veramente, si trasformano in qualcos’altro. Luke è a gambe incrociate sulla roccia: il suo corpo scompare, e rimane solo la veste. È un momento epico.
Se ci pensiamo, lo stesso Patanjali nei suoi Yoga Sūtra parla di vera e propria magia:
“Con auto-controllo delle correnti di energia che utilizzano il soffio vitale, si può levitare, camminare sulle acque, paludi, spine, o simili.”
“I poteri psichici sorgono alla nascita, dalle droghe, dalla ripetizione di parole sacre, da atti purificatori o dalla meditazione.”
E molti hanno narrato di Yogi che levitano, che entrano nel corpo di un altro, che si facevano seppellire vivi per mesi, e che erano capaci di esalare un solo respiro al giorno, senza mangiare né bere. Ci sono tante storie strampalate al riguardo, che si possono definire miracoli o leggende.
«Un Jedi deve avere profondissimo impegno. Mmh! Serissima mente. Questo qui per lungo tempo ho osservato. Durante tutta la sua vita lui guardato lontano. Al futuro, all’orizzonte; mai la sua mente su dove lui era, mmh! su ciò che faceva, mmh! Avventura, puah! Emozioni, puah! Un Jedi queste cose non ambisce. Tu sei avventato!»
(Yoda, da L’impero colpisce ancora)
FORZA, RELIGIONE, GUARIGIONE
Addirittura ci sono persone che hanno cominciato a considerare la Forza di Star Wars come una vera e propria religione.
Da Fantascienza.com
“Nel 2001 il censimento nazionale in Gran Bretagna ha visto circa 390.000 persone dichiararsi “Jedi” alla voce “religione professata”. In Australia i credenti nella Forza superano i 70.000, la qual cosa ha creato un certo imbarazzo per il governo visto che le leggi australiane riconoscono lo status di religione a tutte le forme di fede che superano i diecimila adepti. Addirittura nel novembre 2006 l’ONU ha dovuto rispondere ad un appello di due sedicenti “cavalieri Jedi” i quali hanno chiesto alle Nazioni Unite il riconoscimento della loro religione (l’appello è stato respinto). In Italia è attiva nientemeno che una Diocesi Italiana del Culto della Forza (www.cultodellaforza.it), di chiara impronta caricaturale, che vuole fondere gli insegnamenti di “Star Wars” con quelli di Padre Pio: nel maggio 2005 gli adepti della diocesi inaugurarono una statua di Yoda accanto a quella di Padre Pio nei giardini di Porta Saragozza, a Bologna. Tuttavia molti appassionati della saga hanno preso giustamente le distanze da questo fenomeno, come dimostra un opportuno articolo di Davide Canavero, direttore dello “Star Wars Athenaeum”, dal significativo titolo: San Lucas? No grazie.”
E molti, purtroppo, considerano anche lo Yoga una religione, cosa che proprio non è, e purtroppo si affidano a santoni, sette, e guru da strapazzo in nome di non si sa bene cosa.
Bisogna avere fede per far funzionare la Forza, ma fede in se stessi, non in qualcuno o in qualcosa al di fuori di noi. Siamo già in possesso di tutto quello di cui abbiamo bisogno.
Una volta scelta la strada dello Yoga, non si torna indietro, diventa parte del nostro essere, del nostro modo di vivere, pur rimanendo sempre liberi di essere noi stessi.
Come insegna il Tantra, non bisogna cambiare il proprio modo di essere per trovare la via per l’illuminazione. Non bisogna imporsi regole che non ci appartengono. Una volta che s’intraprende la strada dello Yoga, la scelta del bene e di ciò che è meglio per noi, avviene in maniera naturale, senza leggi, senza imposizioni, senza grandi sforzi.
Per i tantrici non c’era bisogno di fare vita ritirata o rinunce: è solo vivendo in mezzo agli altri la vita che ci è stata donata che si può arrivare a cogliere la realtà del tutto.
Insomma, la Forza è qualcosa di spirituale, qualcosa che tiene unito tutto, noi e l’universo, forse proprio come quello che chiamiamo Prana…
E quell’energia, quella Forza, è dentro ognuno di noi, non è una cosa per pochi eletti, e imparare a controllare la propria mente con la meditazione, può rivelarsi davvero un potere quasi magico.
Nell’Haṭhayoga Pradīpikā si parla anche di metodi prodigiosi di guarigione, che si possono raggiungere con la concentrazione e la meditazione.
113. Lo yogi, immerso nello stato di meditazione profonda (samadhi), è invulnerabile ad ogni arma, è più forte di ogni essere vivente al di là della portata di ogni mantra o yantra.
Addirittura, nel punto 17 della quinta lezione, si parla di metodi per la guarigione usando latte, burro chiarificato, concentrazione
17. In questo modo mali come la lebbra vengono guariti. Se questa pratica è eseguita a occhi chiusi, si distrugge timira (cecità parziale).
E anche in Star Wars non poteva mancare la Guarigione con la Forza.
Dal sito swx.it
“Il bacta può curare il corpo, ma la Forza può sanare l’anima.”
―Guaritore Jedi[fonte]
“Il modo di padroneggiare ed esercitare questo potere variava a seconda del livello di esperienza dell’utilizzatore. Ai novizi era richiesto di spendere qualche istante in meditazione per riuscire a guarire con l’aiuto della Forza, mentre per chi possedeva un livello più alto di conoscenza poteva fornire guarigioni più rapide anche senza meditazione. La forma più evoluta di questo potere garantiva la guarigione di ferite anche molto gravi, come lesioni profonde ai tessuti muscolari o alle ossa e perfino danni agli organi interni.”
“Un’altra forma di guarigione con l’uso del Lato oscuro fu scoperta da Darth Vader, durante le sue sedute di meditazione in camera iperbarica. Vader aveva infatti scoperto che la meditazione sui tormentati eventi della propria vita funzionava da catalizzatore per la rabbia e che questo permetteva ai suoi polmoni di funzionare per un breve tempo anche senza il supporto vitale.”
IL LATO OSCURO
E poi c’è lui, il Lato Oscuro della Forza, il male assoluto. Chi sceglie il Lato Chiaro ha dentro di sé anche il Lato Oscuro. Bisogna sempre cercare l’equilibrio tra questi due elementi, perché in ognuno di noi c’è sia luce che oscurità.
Nello Śivaismo tantrico del Kashimr, per esempio, c’erano delle sette come quelle dei Pāśupata o degli Aghori, che erano decisamente sopra le righe, e che da molti erano considerate il male.
I Pāśupata erano soliti comportarsi in modo assurdo in pubblico, facendo i matti, i finti zoppi, balbettando. Facevano così perché pensavano che in quel modo avrebbero attirato su di sé i samskara negativi delle persone, trasferendo agli altri i propri buoni samskara. In fondo, lo facevano a fin di bene.
Personaggi come gli Aghori, una delle sette più estreme dei sādhu, si dice fossero anche cannibali e che lo siano ancora oggi. Sono individui che vivono nei luoghi di cremazione e che si possono osservare a Varanasi anche ai giorni nostri. Bevono liquori e urina, mangiano carne, e come abbiamo detto, anche di corpi umani, con lo scopo di trovare la luce nelle tenebre, ma in realtà da molti sono visti come persone interessate solo all’acquisizione di poteri occulti che hanno a che fare con la magia nera.
E così anche i Kapalika, che vanno in giro con teschi umani che usano per rituali o come utensili per mangiare, e che solitamente meditano di notte in posti come i cimiteri o tra i cadaveri dei luoghi di cremazione.
Insomma, Darth Vader era un pivello in confronto…
CONCLUSIONI
Come cita Wikipedia:
“La Forza, nell’universo fantascientifico di Guerre stellari, è un campo di energia generato da tutti gli esseri viventi che pervade l’universo e tutto ciò che esso contiene, venerato dai Cavalieri Jedi che sono in grado di sfruttarlo per ottenere poteri sovrannaturali. Nel primo episodio di Guerre stellari (La minaccia fantasma) è tutto ciò che circonda l’universo e vive in simultaneità con esso. Senza la Forza non esisterebbe la vita. La Forza è percepibile dalle creature viventi tramite i midichlorian, particelle minuscole, contenute in tutte le cellule.
È evidente il riferimento alla forza Odica (Od) di Carl Reichenbach. I principi della Forza sono simili a quelli di alcune religioni reali quali lo shintoismo, il taoismo, il druidismo e il Cristianesimo ascetico e mistico. C’è inoltre una stretta somiglianza con il concetto del Chi e con il Qigong delle arti marziali cinesi e giapponesi.”
E chi è fan di Star Wars e pratica Yoga non può certo dire di non aver mai sognato di essere uno Jedi… che poi c’è anche un’assonanza tra Jedi, Yogi…
George Lucas deve molto se non tutto alle filosofie orientali, e il segreto del successo di Star Wars forse sta proprio nel potere e nel fascino della meditazione, che può davvero cambiare la vita e il destino delle persone che si avvicinano a questa disciplina millenaria.
Che la forza sia con voi.
Articolo tratto da Il Giornale dello Yoga