Maria Beatrice Toro è un punto di riferimento per il mondo della mindfulness, autrice di molti libri; è psicologa e psicoterapeuta, direttrice SCINT, scuola di specializzazione in psicoterapia di Roma.
Ho voluto intervistarla perché nel nostro Paese non è in corso soltanto una pandemia dovuta al Covid-19, non c’è soltanto una grave crisi economica che non potrà fare altro che peggiorare, ma c’è un’emergenza che riguarda la salute mentale dei cittadini.
Quali sono i principali problemi psicologici delle persone in questo periodo?
Ci sono situazioni diverse: la più diffusa è la pandemic fatigue, una sindrome di logoramento e affaticamento causata dalla situazione di sovraccarico emotivo dovuto sia alla paura del coronavirus che alle drastiche restrizioni della nostra libertà personale. Ci pesa molto anche la paura di non reggere l’impatto della grave crisi economica che ha accompagnato la pandemia. Quello che stiamo attraversando è un grave stress psicologico, che per alcuni è addirittura traumatizzante, uno stress diffuso che colpisce anche se non ci si è ammalati e non si sono subite perdite importanti. È sufficiente essere un po’ più sensibili del dovuto per incorrere in una sorta di tunnel psicologico in cui si fa difficoltà a gestire le emozioni e a non cadere in schemi cognitivi negativi. È facile oggi perdere lucidità e fare pensieri non del tutto razionali.
I sintomi più frequenti della pandemic fatigue colpiscono più aree: a livello fisico si osservano alterazioni psicofisiologiche di varia intensità, ipervigilanza (essere sempre in stato di allerta), difficoltà relative al sonno e aumento della frequenza e della pressione cardiaca. A livello emotivo ansia e paura ma anche rabbia e tristezza la fanno da padrone mentre a livello cognitivo vengono inficiate le funzioni cognitive e si osserva una maggiore produzione di pensieri intrusivi negativi.
A livello comportamentale ci sono evitamenti di fattori esterni e si notano disorientamento, sensazione di déjà vu e aspettative esageratamente negative.
Alcune di queste paure e reazioni nascono da pericoli realistici, ma molte reazioni e comportamenti nascono soprattutto da una mancanza di conoscenza, dalle voci e dalla disinformazione, nonché dal sovraccarico emotivo che stiamo vivendo.
Come li stanno affrontando, se lo stanno facendo?
Mai come in questo periodo possiamo dire che “si fa quel che si può”. C’è chi ha deciso di dare spazio alla cura del corpo e si dedica al fitness seguendo le lezioni online, chi mantiene le relazioni sociali online e organizza call con aperitivo annesso con i propri amici. Purtroppo manca la conoscenza sulle tre cose più importanti che si possono fare in questo periodo. Innanzitutto acquisire la consapevolezza che è necessario imparare a convivere con il virus e che oggi ci troviamo a dover venire a patti con qualcosa che è in parte, ma non totalmente, fuori dal nostro controllo. È poi fondamentale creare o mantenere delle attività di routine tra cui riordinare armadi e cassetti, fare pulizia delle icone inutili sui vari devices. Attraverso azioni semplici e ripetitive è infatti possibile ottenere un benefico senso di padronanza. Mettere ordine può essere rilassante se fatto con piena attenzione e gratitudine verso tutto ciò che si ha, consente di sentire una sensazione di adempimento, efficacia, soddisfazione. Infine utilizzare tecniche di autoregolazione emotiva tra cui le pratiche di mindfulness per recuperare presenza a noi stessi e al momento presente, qualunque esso sia.
È vero che c’è stato un incremento dell’uso di psicofarmaci?
Sì assolutamente! Secondo l’Istituto europeo per il trattamento delle dipendenze, (IEuD) con la pandemia, in particolare nei primi sei mesi del 2020, si è registrato un incremento dei consumi delle benzodiazepine con tassi di crescita di oltre il 4%. Nelle farmacie è stato possibile registrare un aumento del 35% per le vendite di ansiolitici e ipnotici e del 28,2% le dotazioni di antidepressivi.
Continua a leggere l’articolo di Dejanira sulla sua rubrica “Interna-Mente” pubblicata da Il Giornale OFF