Vinci il brain rot con la mindfulness

Secondo l’Oxford Dictionary, la parola dell’anno è brain rot.

Di cosa si tratta? Ce lo spiega Casper Grathwohl, presidente della Oxford Languages:

Il deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona, considerato come il risultato di un consumo eccessivo di materiale (in particolare contenuti online) considerato banale o poco impegnativo.

Brain rot è una parola molto forte, si potrebbe tradurre anche con “cervello in putrefazione”.

Descrive molto bene quello che sta accadendo a livello sociale.

Un problema che riguarda tutti, dagli adolescenti agli adulti.

La rivista Focus ci ha ricordato anche che questa parola fu usata dallo scrittore Henry David Thoreau nel suo fantastico Walden, un libro che è un punto di riferimento anche nel mondo della mindfulness.

Walden viene citato spesso anche da Jon Kabat-Zinn, fondatore del Protocollo MBSR per la riduzione dello stress basato sulla mindfulness.

“Thoreau usa “Brain Rot” per criticare allegoricamente la tendenza della società a demonizzare le idee complesse, quelle che necessitano di tempo ed energie per sedimentarsi ed essere recepite, a favore della semplificazione selvaggia e della relazione basata sulla forza e l’istinto”.

Ecco il passaggio citato nel libro di Thoreau:

“Mentre l’Inghilterra si sforza di curare il marciume delle patate, nessuno si sforzerà di curare la marcescenza del cervello che prevale in modo molto più ampio e fatale”.

Tutto ciò che viene proposto sui social, a livello letterario, televisivo, radiofonico, ha subìto un grave abbassamento culturale.

Si usano parole semplici, scontate, facili. Tutto deve essere veloce, non durare più di 15 secondi.

Bando alla ricerca filosofica, intellettuale, alla riflessione, al pensiero critico, al vocabolario, ai sinonimi e ai contrari.

Ma come sconfiggere questo fenomeno?

Vinci il brain rot con la mindfulness

La mindfulness, e cioè la consapevolezza, dovrebbe essere il primo pilastro cui affidarsi per rendersi conto di ciò che sta accadendo nella nostra mente e nella nostra vita.

Solo cominciando a essere consapevoli potremo renderci conto di star abusando dei social.

Non ha molto senso proibirli, stigmatizzarli. Tutto dipende dall’uso che se ne fa.

È bene disciplinarsi, proprio come dovrebbe avvenire con la pratica della meditazione.

In tutti gli ambiti della nostra vita serve disciplina.

Per esempio, potrebbe essere utile usare il limite di utilizzo nel nostro cellulare e nella app come Instagram.

Imporsi di non aprire i social nel weekend, durante le feste e dopo le 19,00 di sera; usare il cellulare per non più di un paio d’ore al giorno.

Alcuni studi dicono che ci si può definire dipendendenti dal cellulare se lo si utilizza per più di 21 ore a settimana.

Consapevolezza

Quante volte vi sarà capitato di “scrollare” la bacheca e di non accorgervi del tempo che passa.

Questo meccanismo morboso che soddisfa il bisogno di dopamina del nostro cervello, si può vincere.

Lo scrolling di contenuti in maniera ossessiva, non è diverso dal giocare con le slot machine. Il meccanismo è lo stesso.

Ecco perchè se ne diventa dipendenti.

Riprendiamo contatto con noi stessi grazie alla pratica della meditazione, per esempio con la mindfulness.

Solo disinnescando il pilota automatico riusciremo ad accorgerci del tempo che trascorriamo sui social networks e a interrompere il circolo vizioso.

 

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