Ero alle medie. Un pomeriggio venne a parlare in classe una psicologa. Ricordo che rimasi colpita da una sua frase: “Vivere alla giornata può portare al suicidio”. Impiegai qualche anno per interiorizzarla e per capirne davvero il significato.
Oggi insegno mindfulness e yoga e quelle parole risuonano ancora nella mia mente, soprattutto quando cerco di trasmettere ai miei allievi l’importanza d’imparare a vivere il momento presente.
Quando noi istruttori parliamo di “qui e ora“, non intendiamo “vivere alla giornata“.
Vivere nel momento presente vuol dire essere consapevoli, non stare perennemente sovrappensiero, con la mente sempre rivolta altrove, proiettata nel passato o nel futuro, intenta a sognare a occhi aperti o a immaginare scenari catastrofici che poi magari non si realizzeranno mai.
Ma non vuol dire neanche smettere di progettare, ideare, fare programmi.
Durante la pandemia abbiamo visto quanto sia angosciante, deprimente e ansiogeno non poter fare progetti né a lungo né a breve termine.
Tutti eravamo in balìa degli eventi, non sapevamo cosa sarebbe successo, tutti i nostri programmi erano saltati e non potevamo farne di nuovi.
Ancora adesso, per via delle vaccinazioni, molti non sanno cosa fare, se prenotare le vacanze, se dovranno tornare per fare la seconda dose.
Alla nostra mente non piace l’incertezza e non le piace tutto quello che non conosce e non suona familiare.
Abbiamo sempre bisogno di guardare avanti, di pensare al futuro ma proviamo a trovare un momento ben preciso da dedicare a quest’attività.
Proviamo a essere presenti quando mangiamo, parliamo con qualcuno, lavoriamo, usciamo a fare una passeggiata.
Proviamo a stare lì dove siamo, con tutti noi stessi, consapevoli, presenti. Poi troviamo del tempo da dedicare ai nostri programmi, progetti, idee, sognando il futuro che vorremmo per noi stessi, per i nostri cari, e proviamo a notare se nel panorama mentale si presentano idee costruttive o paure, timori, preoccupazioni.
Osserviamo, accettiamo, e proviamo a lasciar andare questi pensieri spiacevoli, senza giudicarci. È normale avere paura del futuro, soprattutto in un periodo del genere.
A volte arriveranno anche delle intuizioni.
Stiamo camminando in un parco, ascoltando il suono degli uccellini, dei nostri passi sulla ghiaia, e improvvisamente arriva un pensiero, magari stimolato proprio da una sensazione o un suono. Osserviamo come arriva, di cosa si tratta. Accettiamolo.
Magari si tratta di un’intuizione utile per il lavoro, il rapporto con la persona amata, la soluzione a un problema che sembrava irrisolvibile oppure un’idea allettante e fattibile che potremmo pensare di sviluppare in futuro.
Potrà sorgere di tutto nella nostra mente, e una volta notato il pensiero o l’intuizione, lasciamo andare e torniamo alla camminata. Le daremo tutta la nostra attenzione più tardi.
Siamo nati per programmare, sognare, fare progetti, creare, inventare. È proprio grazie alle nostre intuizioni e idee geniali che siamo arrivati dove siamo e che viviamo come viviamo.
Ci siamo evoluti, e per questo dobbiamo ringraziare la nostra intelligenza, la nostra mente, che va ascoltata, accudita, ma anche domata quando non ci permette di essere presenti.
Vivere alla giornata è un’altra cosa, vuol dire aver smesso di sognare, lottare, farsi valere. Vuol dire essersi lasciati andare, essere indifferenti, non partecipare più al gioco della vita.
Continua a leggere nella rubrica “Interna-Mente” su Il Giornale OFF
Di Dejanira Bada