Non si medita per stare bene

Chiariamo subito un concetto: non si medita per stare bene.

 

La meditazione è un percorso per incontrare prima di tutto se stessi, per conoscersi, per familiarizzare con la propria mente.

 

Non è e non è mai stato un cammino per “stare bene”.

 

Se meditiamo durante un periodo difficile, non possiamo pensare di sentire pace e beatitudine. E non dobbiamo sforzarci per far sì che ciò accada.

 

Magari, nel profondo, sotto la superficie, potremmo scoprire che si cela sempre e comunque la calma, ma non è detto che ci arriveremo subito a questa calma, magari non ci arriveremo mai, e va bene così.

 

È fondamentale non caricarsi di ulteriore ansia quando meditiamo.

 

Non dobbiamo sederci a praticare con lo scopo di rilassarci e calmarci.

 

Non si medita per stare bene

 

Spesso le persone raccontano di non meditare quando non stanno bene.

 

Anche i partecipanti ai miei corsi, a volte, dicono che quando sono stressati, stanchi o hanno dolori fisici, non riescono, anzi, non vogliono meditare.

 

Eppure sono proprio quelli i momenti migliori in cui meditare, i più importanti.

 

Certo, non è facile sedersi in silenzio immobili quando si sente il cuore in gola e il respiro corto, ma basterà farlo per qualche volta per rendersi conto dell’importanza di momenti come questi.

 

Guardare in faccia l’ansia, sentire dove si manifesta nel corpo, guardare la paura, e vedere che magari è frutto soltanto di pensieri catastrofici che sono solo pensieri, ci potrà aiutare a liberarci dai condizionamenti mentali.

 

È la mente a tenerci imprigionati, imbrigliati in stati emotivi che derivano da ricordi del passato o da pensieri catastrofici sul futuro.

 

Ma cosa c’è nel presente, nell’esatto momento in cui ci fermiamo ed entriamo in contatto con noi stessi?

 

Cosa c’è, lì, in quell’esatto momento? Come ci sentiamo. Di cosa si tratta veramente?

 

Non dobbiamo analizzare, dobbiamo solo imparare a sentire, a essere.

 

Inoltre, ricordiamo che è possibile praticare anche in modo dinamico, se questo ci può aiutare.

 

Possiamo praticare la meditazione camminata oppure lo yoga, per non dover stare seduti e concentrati sul respiro, a occhi chiusi, in stretto contatto con il disagio che ci portiamo dentro.

 

L’intento della mindfulness non è quello di fermare i pensieri, annullarli, svuotare la mente, ma è quello di osservare, diventare consapevoli, risvegliarci, essere ancora più presenti.

 

È conoscere a fondo come funziona la nostra mente, come sono le nostre emozioni, come si attivano, come si comporta il nostro corpo quando siamo felici o tristi.

 

Solo così potremo imparare a non farci travolgere dai problemi della vita. È così che inquadreremo il giusto modo per rispondere anziché reagire allo stress.

 

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